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mercoledì 9 ottobre 2013

Da piccola mi ha sempre affascinato il comportamento dei bicchieri di vetro infrangibili. Resistevano a decine di urti senza neanche incrinarsi. E poi, un giorno, durante una caduta che apparentemente non aveva nulla di diverso dalle altre, all'improvviso si rompevano anche loro, ma il bello è che non finivano così, come tutti i semplici oggetti di vetro, crepandosi, o spaccandosi in pezzi: finivano, letteralmente, sbriciolandosi. Polverizzati. In una moltitudine di frammenti impossibili da riconoscere o da rimettere insieme con la colla. Era come un'esplosione. 
E mi chiedevo come fosse possibile, nella mia ingenua logica qualcosa di 'infrangibile' non avrebbe dovuto rompersi mai. Ora finalmente l'ho capito: anche il vetro infrangibile ha il suo punto di rottura. 

Non sono fragile. Sono un bicchiere di vetro infrangibile. Non m'incrino, non vado in pezzi. Nessuna ferita superficiale. Ma ho un punto nevralgico dentro che mi rende fragilissima e se arrivi fin là, insieme a ciò che conta davvero, ti prego ti prego fai attenzione, muoviti con delicatezza,
altrimenti
altrimenti
mi sbricioli.

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